Giornate Europee dell’Archeologia

Ogni anno, nel mese di giugno, si svolgono le Giornate Europee dell’Archeologia, iniziativa coordinata dall’Istituto Nazionale francese di Ricerca Archeologica Preventiva e, dal 2019, rivolta a tutti i Paesi europei

In Italia, la Direzione generale Musei e la Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio hanno invitato i luoghi della cultura a partecipare alla manifestazione,  organizzando attività culturali volte a promuovere il patrimonio archeologico e a far conoscere il lavoro dell’archeologo. 

L’Associazione Culturale Vicedomini-Cavezzi, come omaggio all’archeologia, ha deciso di aderire all’iniziativa con l’inserimento, nel suo calendario culturale, di un cammeo: l’evento di sabato 17 dicembre, condotto dall’etruscologo Roberto Macellari, dedicato alla Chimera di Arezzo, uno fra i tantissimi capolavori dell’antichità del nostro Paese. 

Perché la scelta è ricaduta su un capolavoro? E non su argomenti di interesse più generale?

Perchè -pur essendo un capolavoro un’opera generalmente considerata eccelsa e nota al grande pubblico- non sempre lo si conosce in modo approfondito o non si è aggiornati sui più recenti studi e/o analisi di cui è stato oggetto

Perché la scelta è ricaduta sulla Chimera e non su altre sculture? 

Perchè la Chimera di Arezzo, uno dei bellissimi bronzi creati dal popolo etrusco, è una creatura immaginaria. A differenza di altri bronzi, a soggetto realistico.

È il mito che descrive la Chimera come un mostro a tre teste – di leone, di capra e di serpente – generato da Echidna, divinità con corpo di donna che, al posto delle gambe, aveva una coda di serpente, e Tifone, mostro primigenio, un immane gigante, con cento teste di drago vomitanti fuoco e dotato di forza straordinaria. Essa fu uccisa dall’eroe greco Bellerofonte, cavalcando Pegaso, il magnifico cavallo alato dall’aspetto regale e con una forza indomabile.

Sin dal suo ritrovamento, del tutto fortuito (durante la costruzione delle fortificazioni ad opera dei Medici nella periferia della città di Arezzo), la Chimera divenne un formidabile simbolo, anche di propaganda politica nelle mani del potere mediceo.

La sua scoperta poi ebbe larga eco tra artisti e letterati dell’epoca, come ad esempio  Cellini, Vasari e Tiziano. E la notizia si diffuse assai rapidamente, tanto che nella seconda metà del ‘500 la Chimera divenne l’interesse precipuo e la mèta di numerosi viaggiatori stranieri che ne parlarono in appunti di viaggio corredati spesso da disegni dell’opera. 

Altri celeberrimi capolavori antichi riaffiorarono accidentalmente durante il Rinascimento; ad es. il Laocoonte, l’Apollo del Belvedere, l’Ercole Farnese, tutte opere che divennero vanto di collezioni papali e signorili.

Verrebbe da pensare che l’archeologia affondi le sue radici proprio in quel periodo

Invece non si trattava affatto di archeologia. Le scoperte avvenivano per caso durante l’esecuzione di sterri,  per scopi edilizi o agricoli. Statue, elementi architettonici e oggetti venivano “strappati via” dal loro contesto, cioè dallo strato e dall’ambiente in cui erano collocati, rendendo impossibile stabilire relazioni stratigrafiche e cronologiche.

Ma, approfondendo le circostanze del rinvenimento e la storia degli studi sullo splendido mostro di Arezzo, Roberto Macellari, ci condurrà al cospetto e nel cuore di una scultura antica indubbiamente espressiva e  seducente. E che ci parla, anche, degli effetti che la sua fortuita scoperta alla metà del Cinquecento provocò nei ceti dirigenti e nell’opinione pubblica. 

Programma 2022/23 aggiornato.

Le iniziative sono rimaste le stesse, ma fino ad Aprile la sede resterà la Sala Della Rocca nel Castello.

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