A cent’anni o poco più dalla nascita, nel marzo 2022, vogliamo ricordare Pier Paolo Pasolini in una delle sue grandi opere cinematografiche, un capolavoro, anzi il suo capolavoro sacro : “ Il Vangelo secondo Matteo” uscito nel 1964, girato in Italia tra Lazio, Puglia, Calabria, Basilicata, in particolare tra i Sassi e gli abitanti di Matera, dedicato a Papa Giovanni XXIII°.
Profonda l’emozione di fronte alla lettura pasoliniana del Vangelo assolutamente fedele al testo di Matteo e ispirata dall’intuizione della bellezza pura, immediata, totale del testo evangelico, bellezza che l’Autore vuole far vibrare anche in chi è spettatore. Pasolini, lui, l’ateo marxista da sempre affascinato e segnato dalla dimensione del sacro, del divino che domina il Vangelo.
Film intriso di poesia, opera lirica, come d’altra parte tutto il suo cinema a cui si è affacciato “con gli occhi di un pittore” permeato della grande pittura toscana da Piero della Francesca a Mantegna, oltre che di un poeta; “ il segreto della sua originalità sta proprio nella poesia” dice di lui Dacia Maraini. Poesia mistica quella de “Il Vangelo secondo Matteo” che si esprime parimenti nella componente musicale della colonna sonora fondamentale nel film, di altissima suggestione, nell’intensità dei silenzi e dei rumori ambientali, tra la musica colta di Bach, Mozart e la musica popolare, etnica, religiosa, che sta a evidenziare il valore universale del discorso evangelico e la fremente umanità e divinità di Cristo.
Musica e immagini convivono in osmosi in un impasto di poesia, pittura, suono e bellezza pura, non mediata del testo evangelico. Una delle opere più affascinanti ed emozionanti del Cinema.
Ogni anno, nel mese di giugno, si svolgono le Giornate Europee dell’Archeologia, iniziativa coordinata dall’Istituto Nazionale francese di Ricerca Archeologica Preventiva e, dal 2019, rivolta a tutti i Paesi europei.
In Italia, la Direzione generale Musei e la Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio hanno invitato i luoghi della cultura a partecipare alla manifestazione, organizzando attività culturali volte a promuovere il patrimonio archeologico e a far conoscere il lavoro dell’archeologo.
L’Associazione Culturale Vicedomini-Cavezzi, come omaggio all’archeologia, ha deciso di aderire all’iniziativa con l’inserimento, nel suo calendario culturale, di un cammeo: l’evento di sabato 17 dicembre, condotto dall’etruscologo Roberto Macellari, dedicato alla Chimera di Arezzo, uno fra i tantissimi capolavori dell’antichità del nostro Paese.
Perché la scelta è ricaduta su un capolavoro? E non su argomenti di interesse più generale?
Perchè -pur essendo un capolavoro un’opera generalmente considerata eccelsa e nota al grande pubblico- non sempre lo si conosce in modo approfondito o non si è aggiornati sui più recenti studi e/o analisi di cui è stato oggetto.
Perché la scelta è ricaduta sulla Chimera e non su altre sculture?
Perchè la Chimera di Arezzo, uno dei bellissimi bronzi creati dal popolo etrusco, è una creatura immaginaria. A differenza di altri bronzi, a soggetto realistico.
È il mito che descrive la Chimera come un mostro a tre teste – di leone, di capra e di serpente – generato da Echidna, divinità con corpo di donna che, al posto delle gambe, aveva una coda di serpente, e Tifone, mostro primigenio, un immane gigante, con cento teste di drago vomitanti fuoco e dotato di forza straordinaria. Essa fu uccisa dall’eroe greco Bellerofonte, cavalcando Pegaso, il magnifico cavallo alato dall’aspetto regale e con una forza indomabile.
Sin dal suo ritrovamento, del tutto fortuito (durante la costruzione delle fortificazioni ad opera dei Medici nella periferia della città di Arezzo), la Chimera divenne un formidabile simbolo, anche di propaganda politica nelle mani del potere mediceo.
La sua scoperta poi ebbe larga eco tra artisti e letterati dell’epoca, come ad esempio Cellini, Vasari e Tiziano. E la notizia si diffuse assai rapidamente, tanto che nella seconda metà del ‘500 la Chimera divenne l’interesse precipuo e la mèta di numerosi viaggiatori stranieri che ne parlarono in appunti di viaggio corredati spesso da disegni dell’opera.
Altri celeberrimi capolavori antichi riaffiorarono accidentalmente durante il Rinascimento; ad es. il Laocoonte, l’Apollo del Belvedere, l’Ercole Farnese, tutte opere che divennero vanto di collezioni papali e signorili.
Verrebbe da pensare che l’archeologia affondi le sue radici proprio in quel periodo.
Invece non si trattava affatto di archeologia. Le scoperte avvenivano per caso durante l’esecuzione di sterri, per scopi edilizi o agricoli. Statue, elementi architettonici e oggetti venivano “strappati via” dal loro contesto, cioè dallo strato e dall’ambiente in cui erano collocati, rendendo impossibile stabilire relazioni stratigrafiche e cronologiche.
Ma, approfondendo le circostanze del rinvenimento e la storia degli studi sullo splendido mostro di Arezzo, Roberto Macellari, ci condurrà al cospetto e nel cuore di una scultura antica indubbiamente espressiva e seducente. E che ci parla, anche, degli effetti che la sua fortuita scoperta alla metà del Cinquecento provocò nei ceti dirigenti e nell’opinione pubblica.
Programma 2022/23 aggiornato.
Le iniziative sono rimaste le stesse, ma fino ad Aprile la sede resterà la Sala Della Rocca nel Castello.
La Carboneria fu una organizzazione segreta che operava in Italia settentrionale nella prima metà del XIX° secolo.
Tra le finalità della Carboneria vi era quella del coordinamento delle varie società segrete (tra cui la setta dei Sublimi Maestri Perfetti) che venivano formandosi nel contesto del Risorgimento.
Anche a Montecchio, nonostante le durissime pene previste dalle leggi in vigore contro ogni movimento cospiratorio, un nutrito gruppo di giovani -provenienti anche da territori limitrofi- svolse attività clandestina contro il regime, rappresentato nelle nostre terre dal potere ducale.
Corrado Morini ricorda il bicentenario della Sentenza del Tribunale Statario straordinario di Rubiera, emessa al termine del processo alla setta dei Sublimi Maestri Perfetti. Si tenne nel forte di Rubiera nel 1822 e coinvolse anche nostri concittadini.
Il relatore ci metterà dunque a parte della storia di una sentenza che colpì duramente i membri del gruppo sovversivo, spingendosi fino alla condanna a morte di alcuni giovani, con la speranza che servisse da monito a quanti osavano opporsi al dispotismo del duca.
Condurrà la serata Lorenza Bronzoni.
L’Associazione Culturale Vicedomini-Cavezzi propone alla cittadinanza questo evento, certa di offrire un’occasione di riflessione storica su un periodo della nostra storia di grande fermento e su Casa Cavezzi, uno dei punti di riferimento dei Carbonari e, dunque, casa simbolo della cospirazione montecchiese.
L’Associazione Culturale Vicedomini-Cavezzi vi augura una
Buona serata,
come da programma che alleghiamo, il prossimo incontro è previsto per
Lunedì 28 Novembre, alle ore 21,15, Castello, Sala della Rocca, Montecchio Emilia. In allegato trovate il programma aggiornato e il volantino della iniziativa.
LA STOFFA DEL CAMPIONE. Cos’è il talento e come funziona? Storie di successi e insuccessi nello sport.
Il virus è ancora con noi, e cammina sulle nostre gambe. Abbiamo più strumenti di difesa, raccomandiamo il rispetto delle regole e qualche attenzione in più visto che i nostri incontri si svolgeranno sempre in ambienti chiusi.
Perché un incontro sulla Fondazione Manodori – qualcuno potrebbe chiedersi – il cui nome è tanto noto in terra reggiana e dunque conosciuta su tutto il territorio?
Il motivo sta proprio nel fatto che il nome di questa Istituzione circola tra la nostra gente, ma non disvela il cuore, il carattere peculiare e tantomeno la meritoria sua attività.
Che è una attività totalmente volta al servizio, al sostegno della nostra Comunità nel campo del sociale, dell’educazione e formazione, della salute pubblica, dell’arte e della cultura. Per questo l’Associazione Culturale Vicedomini-Cavezzi vuole accendere una luce forte sulla preziosa e prestigiosa Fondazione (relativamente, per ora all’ambito artistico e culturale). Anche la nostra Associazione ha beneficiato, anni fa, di generosa attenzione.
Siamo davvero onorati di avere la presenza del Presidente dott. Romano Sassatelli stimato primario dell‘Ospedale “Santa Maria Nuova” di Reggio Emilia che sta conducendo la Fondazione all’insegna dell’innovazione dei percorsi e degli strumenti, modulati sui nuovi bisogni e le nuove fragilità.
Ci sentiamo di affermare che quello del 19 Novembre presso la Sala del Castello Medievale, è un evento da non perdere!
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